Articolo pubblicato il giorno: 18 Maggio 2020
Sono stati presentati i dati dell’indagine epidemiologica condotta su un campione di cittadini veronesi. L’analisi, attraverso i tamponi e la ricerca degli anticorpi anti SARS CoV2, ha fotografato statisticamente la distribuzione del virus a Verona e il numero di positivi asintomatici residenti. Lo studio, il primo in Italia effettuato in un capoluogo di provincia, è frutto della collaborazione tra il Comune e l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar; nel Comitato scientifico anche l’Università di Verona e l’Azienda ospedaliera con la partecipazione dell’Ulss 9 Scaligera.
Ecco i dati: 10.575 cittadini veronesi che nelle settimane di contagio hanno contratto il virus ma erano asintomatici (quindi con un ruolo fondamentale nella diffusione), 1.645 i cittadini che adesso sono positivi asintomatici (quindi in grado di infettare), 95% della popolazione che non ha contratto il virus.
“I risultati dell’indagine statistica – dice il sindaco Sboarina – mettono in evidenza tre valori in particolare da riassumere in altrettanti numeri. Il primo riguarda la percentuale di cittadini che non è entrata in contatto con il virus. Si tratta del 95% della popolazione della città che, grazie ai provvedimenti restrittivi attuati nei mesi scorsi, è stata preservata dalla malattia. Questo dato indica la bontà delle scelte fatte e l’importanza dei costanti richiami allo ‘stare a casa’. Il secondo numero da sottolineare sono le 10.575 persone positive asintomatiche, ora negativizzate. Senza rendersene conto, questi soggetti avrebbero potuto veicolare il virus, ma grazie all’introduzione delle norme anticontagio, non sono entrati in contatto con altri individui e non li hanno contagiati. Il terzo numero è rappresentato dai 1645 veronesi ancora oggi positivi e in grado di infettare. Questo dato dimostra come il virus è ancora tra noi, pur in una percentuale molto ridotta, pari allo 0,7%, della popolazione. Quindi, sappiamo di poter ripartire, ma dobbiamo farlo in sicurezza. C’è la necessità di continuare a preservare la salute della nostra comunità e lo possiamo fare solo rispettando la distanza di sicurezza di un metro e l’utilizzo corretto di guanti e mascherine. La nostra libertà delle prossime settimane dipenderà proprio dai nostri corretti atteggiamenti. Una possibile recrudescenza del virus in autunno dipende anche dai comportamenti che assumeremo d’ora in avanti”.
“I risultati incoraggianti emersi dallo studio indicano che a Verona attualmente è presente un basso rischio di infezione grazie al comportamento virtuoso dei cittadini veronesi che hanno in maggioranza rispettato il periodo di lockdown”, commentano il dottor Carlo Pomari e il biostatistico Massimo Guerriero, coordinatori dello studio. “Tuttavia non possiamo non sottolineare che ben 1.645 veronesi sono attualmente potenzialmente infettivi. Questo cosa significa? Che il virus a Verona non è scomparso, ma la sua presenza in solo lo 0,7% della popolazione consente di ritornare, per così dire, a una nuova normalità. A una sola condizione però: che siano mantenute rigorosamente tutte le misure di contenimento del contagio: uso della mascherina, igiene frequente delle mani e distanziamento sociale. Solo comportandoci come se ciascuno di noi fosse infettivo, possiamo scongiurare di ritornare alla situazione drammatica negli ospedali di poche settimane fa”, sottolineano i due ricercatori. Molto importante per il prossimo futuro è il dato dei veronesi che non sono ancora venuti a contatto con il virus. Questi sono quasi il 95%. Ciò ci obbliga a non farci trovare impreparati nei confronti di un’eventuale nuova ondata di infezioni in autunno mediante un’adeguata programmazione sanitaria sia della medicina del territorio sia ospedaliera. Anche in questo caso l’impatto sarà proporzionale alla nostra capacità di mantenere tutte le misure per la riduzione del contagio e alla corretta reattività dei sistemi sanitari”.
I numeri che giungono dagli ospedali cittadini sono incoraggianti. I reparti Covid si stanno svuotando e l’attività dei policlinici si sta avviando alla normalità. “La situazione, per quanto riguarda il numero di malati da Coronavirus, sta rientrando – dice il dottor Micheletto – tanto che riteniamo di poter gestire i prossimi nei reparti di malattie infettive, senza bisogno di appositi reparti. Ora, la malattia ci pone nuove sfide che riguardano, ad esempio, la fase delle riabilitazione per quelle persone che sono rimaste per lungo tempo ospedalizzate. La Regione ha già previsto il piano sanitario per l’autunno e, nel caso il virus dovesse ripresentarsi, sono già state previste le dotazioni di letti. Noi chiuderemo la nostra sezione Covid probabilmente la settimana prossima per concentrarci totalmente sul nostro reparto, ma lasceremo sigillata la sezione pronta per essere usata in caso di necessità. Non commettiamo l’errore di lasciarsi andare a facili entusiasmi perché il virus non è stato eliminato del tutto”.
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